Tg7 Sport – 2/11/2019
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Edizione del Tg Sport con le principali notizie della settimana
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Per la terza volta nella sua storia, il Sudafrica è campione del Mondo. Nella finalissima di Yokohama, gli Springboks battono l’Inghilterra per 32-12 e si riprendono il titolo iridato dopo i successi del 1995 e del 2007. Sfida equilibrata per oltre un’ora, poi nel finale gli uomini di Eddie Jones crollano e con due mete il Sudafrica chiude i conti, con Siya Kolisi che diventa il primo capitano di colore a sollevare la Coppa del Mondo.
In avvio Pollard manca i pali in quella che è la prima chance della gara, subito dopo il XV della Rosa perde Kyle Sinckler, che si scontra col compagno di squadra Maro Itoje nel tentativo di fermare Makazole Mapimpi: qualche momento di apprensione, poi l’inglese riprende conoscenza e cede il posto a Dan Cole. Le due difese concedono poco e in un primo tempo senza mete sono i piazzati a fare la differenza: quattro ne infila Pollard, due Farrell e al riposo gli Springboks sono avanti 12-6. L’inerzia del match non cambia nemmeno nella ripresa, nonostante l’ingresso di George Kruis per Courtney Lawes fra gli inglesi. La difesa sudafricana è di una solidità impressionante, gli uomini di Eddie Jones continuano a essere rimbalzati indietro e da una nuova mischia nasce l’ennesimo piazzato che Pollard trasforma con la solita precisione (15-6). Si va avanti così, a forza di punizioni, e superata l’ora di gioco il punteggio è di 18-12 per gli Springboks, con un errore a testa per Pollard e Farrell. Ma al 66′ ecco finalmente la prima meta: splendida combinazione fra Am e Mapimpi e Sudafrica a segno, con la benedizione anche del TMO. Per gli inglesi è un colpo durissimo e qualche minuto dopo è Cheslin Kolbe a farsi largo fino alla meta, sentenziando la partita. Come nel 2007, il sogno inglese si infrange contro la corazzata sudafricana.
(ITALPRESS).
L’articolo INGHILTERRA KO, SUDAFRICA CAMPIONE DEL MONDO proviene da Italpress.
ROMA (ITALPRESS) – “Le notizie di stampa diffuse oggi su Forza Italia sono pura fantasia e non hanno nulla a che vedere con la realtà. L’idea che io possa mettere da parte il nostro simbolo è semplicemente assurda. Il nostro Movimento è il futuro, non il passato. Forza Italia, con la sua chiara identità liberale, è parte imprescindibile del centro-destra unito ma plurale, che insieme rappresenta la maggioranza degli italiani. Su questo non ci sono distinzioni politiche fra noi”. E’ quanto scrive su Facebook, Silvio Berlusconi.
(ITALPRESS).
L’articolo BERLUSCONI “IDEA ASSURDA METTERE DA PARTE SIMBOLO FI” proviene da Italpress.
MESTRE (VENEZIA) (ITALPRESS) – Tra le ritenute dei dipendenti, degli autonomi e dei collaboratori, gli acconti Iva, Ires, Irpef, Irap e le addizionali comunali – regionali Irpef, questo mese gli italiani sono a chiamati a versare all’erario 55 miliardi di euro. Anche quest’anno novembre si conferma il mese delle tasse. Lo rende noto l’Ufficio studi della Cgia, ricordando che, ‘ad esempio, nel 2018 il gettito tributario complessivo aveva superato i 500 miliardi di euro. Questa imponente massa monetaria è affluita nelle casse pubbliche rispettando precise scadenze fiscali che, da sempre, si concentrano prevalentemente tra giugno/luglio e tra novembre/dicembre. Il 2018, comunque, è stato un anno particolare: la scadenza del 30 giugno è ‘caduta’ di sabato e, conseguentemente, ha provocato uno slittamento in avanti dei versamenti estivi’.
“Una parte importante delle imposte che dovranno essere pagate questo mese dalle imprese – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo – sono in realtà una partita di giro, come l’Iva o le ritenute dei propri dipendenti; tuttavia, non saranno comunque pochi gli imprenditori, soprattutto quelli di piccola dimensione, che per onorare queste scadenze si troveranno in difficoltà. Il rallentamento dell’economia emerso in questi ultimi mesi ha allungato i tempi di pagamento anche nei rapporti commerciali tra imprese private, provocando non pochi squilibri finanziari a tantissime piccole aziende che da sempre sono a corto di liquidità e sottocapitalizzate”.
L’ammontare complessivo del gettito in capo alle imprese, secondo la Cgia, è avvertito ormai da tutti come un problema che deve essere affrontato in tempi rapidissimi. Tuttavia, non va nemmeno dimenticata la necessità di semplificare il quadro normativo del nostro sistema fiscale.
“Con un fisco più semplice e trasparente – dichiara il segretario Renato Mason – anche l’Amministrazione finanziaria potrebbe lavorare meglio ed essere più efficiente per contrastare l’evasione/elusione fiscale. La moltitudine di leggi, decreti, regolamenti e circolari esplicative presenti nel nostro ordinamento tributario, invece, complica la vita non solo agli addetti ai lavori, ma anche agli operatori del fisco che, comunque, continuano ad essere uno dei comparti più virtuosi di tutta la nostra Amministrazione pubblica”.
(ITALPRESS).
L’articolo CGIA “A NOVEMBRE TASSE PER 55 MLD” proviene da Italpress.
Tra le ritenute dei dipendenti, degli autonomi e dei collaboratori, gli acconti Iva, Ires, Irpef, Irap e le addizionali comunali – regionali Irpef, questo mese gli italiani sono a chiamati a versare all’erario 55 miliardi di euro. Anche quest’anno novembre si conferma il mese delle tasse. Lo rende noto l’Ufficio studi della Cgia, ricordando che, ‘ad esempio, nel 2018 il gettito tributario complessivo aveva superato i 500 miliardi di euro. Questa imponente massa monetaria è affluita nelle casse pubbliche rispettando precise scadenze fiscali che, da sempre, si concentrano prevalentemente tra giugno/luglio e tra novembre/dicembre. Il 2018, comunque, è stato un anno particolare: la scadenza del 30 giugno è ‘caduta’ di sabato e, conseguentemente, ha provocato uno slittamento in avanti dei versamenti estivi’.
‘Una parte importante delle imposte che dovranno essere pagate questo mese dalle imprese – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo – sono in realtà una partita di giro, come l’ Iva o le ritenute dei propri dipendenti; tuttavia, non saranno comunque pochi gli imprenditori, soprattutto quelli di piccola dimensione, che per onorare queste scadenze si troveranno in difficoltà. Il rallentamento dell’economia emerso in questi ultimi mesi ha allungato i tempi di pagamento anche nei rapporti commerciali tra imprese private, provocando non pochi squilibri finanziari a tantissime piccole aziende che da sempre sono a corto di liquidità e sottocapitalizzate’.
L’ammontare complessivo del gettito in capo alle imprese, secondo la Cgia, è avvertito ormai da tutti come un problema che deve essere affrontato in tempi rapidissimi. Tuttavia, non va nemmeno dimenticata la necessità di semplificare il quadro normativo del nostro sistema fiscale.
‘Con un fisco più semplice e trasparente – dichiara il segretario Renato Mason – anche l’Amministrazione finanziaria potrebbe lavorare meglio ed essere più efficiente per contrastare l’evasione/elusione fiscale. La moltitudine di leggi, decreti, regolamenti e circolari esplicative presenti nel nostro ordinamento tributario, invece, complica la vita non solo agli addetti ai lavori, ma anche agli operatori del fisco che, comunque, continuano ad essere uno dei comparti più virtuosi di tutta la nostra Amministrazione pubblica’.
Tornando ai numeri della ricerca, l’imposta più onerosa che le imprese e i lavoratori autonomi verseranno questo mese sarà l’Iva, che comporterà un incasso per l’erario di 15 miliardi di euro. Segue l’acconto Ires in capo alle società di capitali (Spa, Srl, Società cooperative): queste ultime anticiperanno al fisco 13,3 miliardi di euro. I collaboratori e i lavoratori dipendenti, attraverso i rispettivi datori di lavoro, ‘daranno’ al fisco le ritenute per un importo pari a 11,9 miliardi di euro. L’acconto Irpef, invece, costerà alle aziende e ai percettori di redditi diversi (fitti, plusvalenze, lavoro occasionale) 6,2 miliardi di euro, mentre l’Irap implicherà un prelievo di 6,1 miliardi.
L’addizionale regionale Irpef garantirà ai Governatori 1 miliardo, mentre le ritenute dei lavoratori autonomi peseranno sulle tasche di questi ultimi per 950 milioni di euro. Le addizionali comunali Irpef, infine, permetteranno ai Sindaci di incassare 413 milioni di euro e dalle ritenute dei bonifici delle detrazioni Irpef l’erario incamererà 190 milioni di euro.
La Cgia segnala che il gettito di ciascuna imposta definita in questa elaborazione è stato stimato sulla base dell’andamento registrato negli ultimi anni. Oltre a ciò, si è tenuto conto delle principali modifiche legislative intervenute nel frattempo. Precisa il ricercatore dell’Ufficio studi Andrea Vavolo: ‘In questa stima, infatti, si è tenuto conto della diversa articolazione degli acconti che, a partire dal mese di novembre 2019, interesserà i contribuenti soggetti agli Indicatori Sintetici di Affidabilità fiscale (ISA). In particolare, gli acconti saranno composti da due rate ciascuna pari al 50 per cento del totale da versare, in luogo dell’attuale ripartizione che vede la prima rata pari al 40 per cento dell’imposta dovuta per l’anno precedente e la seconda del 60 per cento’.
Già a partire dal mese di novembre di quest’anno, infatti, l’applicazione di tale disposizione equivale a una riduzione dell’acconto (solo per i contribuenti soggetti agli ISA) al 90 per cento (come risulta confermato dalla relazione illustrativa al predetto provvedimento). L’Ufficio studi, infine, tiene a precisare che in questa analisi non sono stati conteggiati i contributi previdenziali che dovranno essere versati entro il prossimo 16 novembre. Essendo sabato, questo pagamento slitta a lunedì 18 novembre.
In Italia la pressione fiscale sulle imprese è al 59,1 per cento. In UE solo i francesi sono più tartassati di noi.
Sebbene sia una comparazione che va analizzata con molta prudenza, secondo gli ultimi dati presentati nelle settimane scorse dalla Banca Mondiale (Doing Business), solo la Francia (60,7) presenta un carico fiscale sulle imprese (in percentuale sui profitti commerciali) superiore al dato Italia (59,1). Se la media dell’Area Euro è pari al 42,8 per cento (16,3 punti in meno che da noi), la Germania registra il 48,8 per cento e la Spagna il 47 per cento.
Per ciascun paese esaminato, questa elaborazione fa riferimento ad una media impresa (società a responsabilità limitata) con circa 60 addetti e alle imposte pagate nell’anno 2018, al secondo anno di vita dell’impresa (ovvero nata nel 2017). L’incidenza del totale delle imposte sui profitti commerciali registrata dall’Italia nel 2018 (59,1 per cento) è abbastanza in linea con il dato del 2015 (62 per cento). Nei due anni intermedi (biennio 2016 e 2017) si è verificata un’incidenza sensibilmente inferiore (rispettivamente del 48 e del 53,1), riconducibile all’effetto dell’introduzione di alcune misure temporanee che hanno alleggerito il costo del lavoro, in particolar modo dei neoassunti con un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Le poche holding rimaste versano le tasse altrove: lo sforzo fiscale delle imprese è tutto in capo alle Pmi.
Se fino a 35 anni fa anche le grandi imprese davano un contributo importante in termini di gettito, da qualche decennio questo apporto si è praticamente esaurito. Sino alla prima metà degli anni ’80, ad esempio, l’Italia era tra i leader mondiali nella chimica, nella plastica, nella gomma, nella siderurgia, nell’alluminio, nell’informatica e nella farmaceutica. Grazie al ruolo e al peso di tante grandi imprese pubbliche e private (Montedison, Eni, Montefibre, Pirelli, Italsider, Alumix, Olivetti, Angelini), lo sviluppo economico ed occupazionale ruotava attorno a questi comparti e il fisco ne traeva un grande beneficio.
‘A distanza di quasi 40 anni, invece – sottolinea la Cgia -, molte di queste realtà si sono estinte e una parte dei pochi grandi player rimasti, inoltre, ha deciso di trasferirsi dove si pagano meno tasse. Ancorché non si possa parlare di evasione, non sono poche le holding italiane che da qualche anno hanno trasferito la sede legale principale, o di una consociata, nei Paesi Bassi per beneficiare anche della fiscalità di vantaggio offerta da questo Paese. Se a queste specificità aggiungiamo il comportamento inaccettabile di alcune grandi multinazionali del web, che fanno utili importanti nel nostro Paese ma le imposte le versano altrove, possiamo affermare senza il rischio di essere smentiti che lo sforzo fiscale delle imprese italiane è in capo quasi esclusivamente alle Pmi’.
Penultimi in Europa per gli Investimenti Diretti Esteri (IDE).’Sarà un caso – evidenzia la Cgia – che il nostro Paese sia in coda alla graduatoria europea per quanto concerne gli investimenti realizzati dalle grandi imprese straniere? Ovviamente, no. Ma è altrettanto vero che a causa dell’oppressione burocratica che grava sulle imprese, della lentezza che caratterizza la giustizia civile, dell’inefficienza generale della Pubblica Amministrazione e della cronica mancanza di infrastrutture sociali ed economiche, i grandi investitori internazionali si guardano bene da ‘impegnarsi’ nel nostro Paese. L’Italia, a fronte di uno stock di IDE pari al 20,5 per cento del Pil (pari a 361,1 miliardi di euro) è al penultimo posto a livello europeo. In UE solo la Grecia presenta uno stock di investimenti inferiore al nostro (16 per cento del Pil) e tale tendenza è stata purtroppo confermata anche nel quadriennio 2014-2017. Le distanze con i nostri principali competitor europei sono significative: se nel 2018 la Germania registrava un ammontare complessivo di IDE del 23,5 per cento del Pil, la Francia segnava il 29,7 e la Spagna addirittura il 48,3′.
Oltre ad avere la pressione fiscale sulle imprese tra le più elevate d’Europa, secondo la Cgia, siamo il Paese, assieme al Portogallo, dove pagare le tasse è più difficile. Sempre dai dati presentati recentemente dalla Banca Mondiale (Doing Business), in Italia sono necessari 30 giorni all’anno (pari a 238 ore) per raccogliere tutte le informazioni necessarie per calcolare le imposte dovute; per completare tutte le dichiarazioni dei redditi e per presentarle all’Amministrazione finanziaria; per effettuare il pagamento on line o presso le autorità preposte.
In Francia, l’unico Paese UE con un carico fiscale sulle imprese superiore al nostro, per espletare le incombenze burocratiche derivanti dal pagamento delle tasse sono necessari solo 17 giorni, mentre la media dell’Area dell’Euro è di 18 giorni. Anche in questa comparazione, i dati sono della Banca Mondiale, che per ciascun Paese prende in esame una media impresa (società a responsabilità limitata), al secondo anno di vita e con circa 60 addetti. L’anno di riferimento è il 2018.
(ITALPRESS).
L’articolo CGIA “NOVEMBRE MESE DELLE TASSE” proviene da Italpress.
È stato operato d’urgenza ma non è in pericolo di vita l’attore Giorgio Tirabassi, colto da un malore, un infarto, ieri sera durante la presentazione del suo primo film da regista, ‘Il grande salto’, a Civitella Alfedena, in provincia di L’Aquila.
Attualmente è ricoverato presso l’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica dell’ospedale di Avezzano. Secondo fonti mediche, le condizioni di Tirabassi sono stazionarie.
Molti i messaggi di sostegno e incoraggiamento sui social.
(ITALPRESS).
L’articolo ATTORE TIRABASSI RICOVERATO IN OSPEDALE proviene da Italpress.
ROMA (ITALPRESS) – E’ stato operato d’urgenza ma non e’ in pericolo di vita l’attore Giorgio Tirabassi, colto da un malore, un infarto, ieri sera durante la presentazione del suo primo film da regista, ‘Il grande salto’, a Civitella Alfedena, in provincia di L’Aquila.
Attualmente è ricoverato presso l’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica dell’ospedale di Avezzano. Secondo fonti mediche, le condizioni di Tirabassi sono stazionarie.
Molti i messaggi di sostegno e incoraggiamento sui social.
(ITALPRESS).
L’articolo ATTORE TIRABASSI RICOVERATO IN OSPEDALE, NON È IN PERICOLO DI VITA proviene da Italpress.
ROMA (ITALPRESS) – No a nuove tasse nella manovra, perchè sarebbe una “mazzata alla classe media”. Così in un’intervista al Messaggero il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, secondo cui la legislatura durerà sicuramente fino al 2023, perchè i numeri ci sono, se con o senza Conte “dipende da come funziona il governo”. “Però – sottolinea – se qualcuno vuole andare a votare prima, basta che lo dica, ma poi si prenda le sue responabilità”.
“Questo governo è nato in emergenza – spiega Renzi – per rispondere allo strappo leghista. Con le elezioni anticipate avremmo avuto l’aumento dell’Iva, i pieni poteri a Salvini, un capo dello Stato No Euro e tensioni sui mercati. Con il blitz di agosto abbiamo eliminato in un colpo solo tutti questi rischi: rivendico l’operazione di igiene istituzionale che abbiamo fatto. Adesso abbiamo due obiettivi: eleggere un Presidente della Repubblica garante dell’Italia in Europa nel 2022 e utilizzare questo periodo di calma sui mercati per ridurre il costo degli interessi sul debito. Nel 2013 pagavamo 77 miliardi, il prossimo anno saremo a 59 miliardi: se diamo stabilità possiamo scendere sotto i 50 miliardi nel proseguo della legislatura. Se poi qualcuno vuole andare a votare prima, magari per replicare il brillante risultato dell’Umbria dove si è scelto di anticipare il voto facendo della regione un caso nazionale, non ha che da dirlo. Basta che poi ciascuno si prenda le sue responsabilità. Noi siamo per andare avanti, gli altri ci faranno sapere”.
“Per me l’unica preoccupazione è che l’Italia vada avanti, che le tasse non aumentino, che il Paese si rialzi: quindi spero che Conte lavori bene – aggiunge -. Faccio il tifo per lui e gli do una mano, oggi, senza farmi film su domani. Che cosa abbia in testa Conte per il suo futuro mi è indifferente: basta che adesso pensi a lavorare per il bene dell’Italia. La legislatura durerà fino al 2023, sicuramente: siamo una democrazia parlamentare e in Parlamento c’erano, ci sono e ci saranno i numeri per un governo che non ci spinga fuori dall’Europa”.
(ITALPRESS).
L’articolo RENZI “NO A NUOVE TASSE E AVANTI CON O SENZA CONTE” proviene da Italpress.
No a nuove tasse nella manovra, perchè sarebbe una “mazzata alla classe media”. Così in un’intervista al Messaggero il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, secondo cui la legislatura durerà sicuramente fino al 2023, perchè i numeri ci sono, se con o senza Conte “dipende da come funziona il governo”. “Però – sottolinea – se qualcuno vuole andare a votare prima, basta che lo dica, ma poi si prenda le sue responabilità”.
“Questo governo è nato in emergenza – spiega Renzi – per rispondere allo strappo leghista. Con le elezioni anticipate avremmo avuto l’aumento dell’Iva, i pieni poteri a Salvini, un capo dello Stato No Euro e tensioni sui mercati. Con il blitz di agosto abbiamo eliminato in un colpo solo tutti questi rischi: rivendico l’operazione di igiene istituzionale che abbiamo fatto. Adesso abbiamo due obiettivi: eleggere un Presidente della Repubblica garante dell’Italia in Europa nel 2022 e utilizzare questo periodo di calma sui mercati per ridurre il costo degli interessi sul debito. Nel 2013 pagavamo 77 miliardi, il prossimo anno saremo a 59 miliardi: se diamo stabilità possiamo scendere sotto i 50 miliardi nel proseguo della legislatura. Se poi qualcuno vuole andare a votare prima, magari per replicare il brillante risultato dell’Umbria dove si è scelto di anticipare il voto facendo della regione un caso nazionale, non ha che da dirlo. Basta che poi ciascuno si prenda le sue responsabilità. Noi siamo per andare avanti, gli altri ci faranno sapere”.
“Per me l’unica preoccupazione è che l’Italia vada avanti, che le tasse non aumentino, che il Paese si rialzi: quindi spero che Conte lavori bene – aggiunge -. Faccio il tifo per lui e gli do una mano, oggi, senza farmi film su domani. Che cosa abbia in testa Conte per il suo futuro mi è indifferente: basta che adesso pensi a lavorare per il bene dell’Italia. La legislatura durerà fino al 2023, sicuramente: siamo una democrazia parlamentare e in Parlamento c’erano, ci sono e ci saranno i numeri per un governo che non ci spinga fuori dall’Europa”.
(ITALPRESS).
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ROMA (ITALPRESS) – Incidente mortale nel tratto dell’autostrada A13 tra Bologna Interporto e Altedo, in direzione Padova. Tre persone sono morte e altre quattro sono rimaste ferite. E’ accaduto poco dopo la mezzanotte, alle 00.30 circa. Nel sinistro sono rimasti coinvolti un’auto, un camper e un pullman. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti i soccorsi sanitari e meccanici, le pattuglie della polizia stradale ed il personale della Direzione 3° Tronco di Bologna di Autostrade per l’Italia. Adesso il traffico è regolare su entrambe le corsie.
(ITALPRESS).
L’articolo INCIDENTE SU A13 BOLOGNA-PADOVA, 3 MORTI E 4 FERITI proviene da Italpress.
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